E se un giorno dovessi scriverti, se un giorno dovessi abbracciarti, se un giorno dovessi amarti, sii consapevole di me, del mio non essere sano, esser improvviso, come un uragano.

E se un giorno dovessi, aprirmi guardandoti, e se un giorno dovessi, guardarti, aprendomi.

E se un giorno dovessi prendere il microfono e cantarti una canzone, non badare alla mia voce, stonata e scordinata, pensa al sentimento, ricorda che la follia, è in un momento.

E se un giorno dovessi prenderti, nel bel mezzo del cinema, a fine produzione, e se dovessi iniziare a ballare con te con la musica di sottofondo, non sentirti in imbarazzo, la follia può esser gestita solo da un pazzo.

E se un giorno dovessi svegliarti e trovare un gran mazzo di fiori con una sciocca e stupida lettera, accompagnata da un disegnino, come un bambino, incapace di disegnare, ma con gran voglia di immaginare, scatena il tuo sorriso, sarà quello a lasciarmi al paradiso.

E se un giorno dovessi impazzire, vieni con me, verso l’esser bambini dentro, maturi, ma con un gran sentimento, lasciati trasportare dalle emozioni e non aver timori, ci sarò io con te, ad ogni sorriso, e ad ogni lacrima cadente, nata dalla luce dei tuoi occhi, come il brillio fulminante di una stella cadente, magica, uguale alle altre, ma con la particolarità del movimento, che attira l’attenzione perchè diverso dal monotono, diverso e lento, causa di un bene violento.

E se un giorno dovessi dirti “amore mio”, non lasciare vana alcuna parola, la felicità è la capacità di apprezzare al meglio la più piccola frazione di secondo, e se dovessi abbracciarti, prenderti la mano, alza lo sguardo, scopriremo il mondo, viaggiando insieme, lontano. Lontano dove le luci non arrivano o dove le rondini non migrano, andremo nel nostro mondo, speciale e eterno, come noi, due cuori senza fondo.